ARCHIVIO: questo è il vecchio sito FIAB (anni 1998 - 2012)

VAI AL NUOVO SITO

 

Comunicato stampa FIAB 9/99: Finanziamenti per la mobilità ciclistica. A che punto siamo?

FIAB FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA ONLUS
Via Cesariano, 11
20154 MILANO
tel/fax 023313664
http://rcvr.org/assoc/adb/fiab
fiab@poboxes.com

Bari, 30/03/99

Comunicato Stampa

FINANZIAMENTI PER LA MOBILITÀ CICLISTICA.
A CHE PUNTO SIAMO?

La scadenza del 31 marzo, fissata dalla legge n. 366/98 sui finanziamenti  a favore della mobilità ciclistica, entro cui il Ministero dei Trasporti avrebbe dovuto approvare la ripartizione dei fondi sulla base dei piani predisposti dalle Regioni, è slittata a data da destinarsi. Non solo. Sembra pure che i piani regionali necessari per mettere insieme le istanze degli Enti locali (sulla base di direttive regionali?) utili a conoscere l’ammontare delle risorse richieste  per sviluppare la mobilità ciclistica non siano più importanti. Sembra, infine, che i criteri per l’assegnazione dei già limitati fondi messi a disposizione dalla legge (11 miliardi all’anno per 15 anni con cui attivare mutui),  non saranno soltanto quelli indicati dalla legge e cioè: a) in base ai piani regionali predisposti, b) in proporzione ai fondi stanziati autonomamente dalle singole regioni, c) sulla base di quanto impegnato nell’esercizio finanziario precedente. Solo una parte verrà ripartita in questa maniera, ma una buona parte (forse addirittura il 70%) verrà assegnata indistintamente alle Regioni, sia a quelle più sensibili e più attive, sia a quelle che della mobilità urbana e turistica in bicicletta non gliene importa un bel niente!

Finanziamenti a pioggia? Pare proprio di si. E cosa succederà se ci saranno Regioni non in grado di realizzare interventi sufficienti e di qualità? Ci saranno dei soldi non spesi come è successo  già per la legge 208/91 che finanziava itinerari ciclopedonali nelle aree urbane? Perché non rispettare il principio, peraltro previsto dalla stessa legge, del federalismo e della capacità di ogni singola Regione a programmare?

Probabilmente tutto ciò è anche il risultato dell’interesse generale che la legge ha destato.  Quanti articoli sui quotidiani nazionali sono stati dedicati? Quanti servizi giornalistici sono andati in onda? Quali giornalisti si sono incuriositi alla legge che, per la prima volta in Italia, si propone di farci avvicinare al resto d’Europa in termini di ciclabilità e, quindi, di vivibilità urbana? Si fa tanto un gran parlare di mobilità sostenibile, di misure per prevenire i gas serra e il benzene, di eco-turismo. Ma forse se l’attenzione dei mass-media fosse stata quella destinata ad altri mezzi di trasporto ritenuti, ma solo in teoria, più sostenibili e quindi più gettonati (per esempio le biciclette elettriche, sicuramente uno spreco in proporzione ai risultati che potranno dare), probabilmente le cose sarebbero andate un po’ diversamente. Un po’ di fiato sul collo a chi ha le competenze per decidere non avrebbe fatto certamente male.

Per lo meno è stata predisposta dal Ministero dei lavori pubblici, come dice la legge,  una bozza del regolamento tecnico per la costruzione di piste ciclabili che ora inizia il suo iter. La FIAB  non è stata invitata alle varie riunioni. Ha ricevuto soltanto ora il testo con l’invito a formulare eventuali sue osservazioni. Ma non sappiamo quanto tempo abbiamo e quanta possibilità c’è realmente che nostre eventuali proposte possano essere prese in considerazione.

Con questa nebbia all’orizzonte che deve spingerci a lavorare tutti con maggior impegno almeno una certezza ce l’abbiamo. Finalmente abbiamo spedito all’Ispettorato Generale per la Circolazione e la Sicurezza Stradale del Ministero dei Lavori Pubblici la richiesta per essere “certificati” e poter fare educazione stradale e alla promozione ciclistica (che già la FIAB svolge molto egregiamente e da anni in diverse realtà italiane) con il patentino ministeriale. Infatti secondo l’art. 10 delle legge 366, che rende obbligatoria nelle scuole  l’educazione all’uso della bicicletta come mezzo di trasporto, tale attività può essere svolta dall’Automobil Club d’Italia, dalle società sportive ciclistiche, dalle associazioni ambientaliste riconosciute dal Ministero dell’Ambiente (come noto la FIAB, inspiegabilmente, non è mai stata riconosciuta un’associazione ambientalista dal relativo Ministero e chissà se lo sarà mai) e dagli enti e dalle associazioni di comprovata esperienza nel settore. Abbiamo allora chiesto al Ministero dei lavori pubblici, non potendo né volendo diventare  un’associazione di utenti motorizzati o di corridori, di riconoscere la FIAB per quello che è: un’associazione che opera senza fini di lucro per promuovere la mobilità ciclistica e di poter andare a raccontarlo a docenti e studenti. Attendiamo tutti fiduciosi il loro riconoscimento..

         Lello Sforza
         Responsabile relazioni esterne
        (tel/fax 080/5236674)

Torna alla pagina precedente