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Comunicato stampa ECF

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Comunicato Stampa congiunto ECF (European Cyclists' Federation) e Industria delle due ruote

(Traduzione in Italiano di Marco Danzi - Responsabile FIAB contatti con ECF)


Cari soci di ECF,

di seguito potete leggere il Comunicato Stampa congiunto di ECF e dell’industria legata alle due ruote relativamente alla Terza settimana della sicurezza stradale UN/ECE (1-7 maggio 2000).
[UN/ECE = United Nation Economical Commission for Europe. E’ un organo delle Nazioni Unite di cui fanno parte tutti i paesi europei, alcuni dell’Asia Centrale, Israele, Usa e Canada. Ogni 5 anni promuove una settimana della sicurezza stradale].
Saluti

Marie Caroline Coppieters
Segretario Generale ECF


Bruxelles 02-05-2000
COMUNICATO STAMPA

Creare un ambiente sicuro per i ciclisti

In un documento congiunto le associazioni:

che nel loro complesso rappresentano la realtà europea della bicicletta, hanno espresso il loro disappunto per la campagna di settimana di sicurezza stradale di UN/ECE, lanciata il primo maggio 2000 con l’obiettivo di migliorare la sicurezza degli utenti deboli della strada, compresi i ciclisti.

In preparazione di questa campagna di sicurezza stradale, l’UN/ECE ha sviluppato un documento con le linee guida per il miglioramento di sicurezza degli utenti deboli della strada. Riguardo la sicurezza dei ciclisti ci si limita ad incoraggiare l'uso del casco e la visibilità delle biciclette durante le ore notturne. Per ECF, COLIBI, COLIPED e ETRA ciò dimostra come ancora una volta la sicurezza di ciclisti sia stata considerata dal punto di vista degli automobilisti. "La sicurezza stradale deve essere affrontata da una più vasta prospettiva. La mobilità dovrebbe essere riorganizzata nel suo complesso a partire dalle esigenze di pedoni e ciclisti; determinando di conseguenza le caratteristiche della strada, e quindi anche lo svolgimento del trasporto motorizzato" ha spiegato Marie-Caroline Coppieters segretario generale di ECF. "Attualmente i trasporti vengono ancora gestiti con il fine primario di agevolare chi si muove in auto. Le misure a favore degli utenti deboli della strada passano in secondo piano e di conseguenza, sono tutte troppo spesso incomplete, inadeguate ed incoerenti. I ciclisti ottengono un pezzo di pista ciclabile qui, un'isola ciclopedonale là...

Alcuni istituti di sicurezza stradale e politici non informati sostengono persino che i ciclisti dovrebbero indossare dispositivi protettivi quali i caschi. Questo genere di misure non impedisce gli incidenti dal momento che non tocca l’organizzazione del traffico".

Annick Roetynck, segretario generale di ETRA, appoggia il reclamo di ECF: "Lo standard europeo (EN 1078:1997) per i caschi della bicicletta non include requisiti relativamente alla capacità di assorbimento in caso dello scontro con un altro veicolo. L'effetto esatto di un tale scontro è ancora un fattore sconosciuto. Un casco non è fatto per affrontare le situazioni del traffico stradale e quindi non può essere considerato una misura di sicurezza stradale."

Eddie Eccleston, presidente di COLIBI, aggiunge: "Promuovere il casco per i ciclisti come un metodo di migliorare la sicurezza stradale è un completo rovesciamento della questione. Seguendo questa logica, si arriverà a proporre un armatura per i pedoni."

ECF, COLIBI, COLIPED ed ETRA credono che la sicurezza stradale possa essere migliorata soltanto creando una migliore compatibilità e rispetto reciproco tra le differenti modalità di trasporto. Tutti gli utenti della strada dovrebbero essere considerati allo stesso modo. Di conseguenza, si dovrebbe puntare ad una moderazione del traffico motorizzato puntando a ridurre sia la velocità che il volume di traffico: è l'unica sensata possibilità per accrescere la sicurezza stradale e per impedire gli incidenti.

Questa soluzione presenta un duplice vantaggio: non soltanto i ciclisti ed i pedoni, ma anche gli automobilisti trarranno giovamento dal minore rischio. Attualmente, molti utenti della strada sono avversi a muoversi in bici perché lo considerano pericoloso. Di conseguenza utilizzano l’auto per spostamenti che potrebbero essere fatti molto facilmente in bicicletta. Così si crea un circolo vizioso: le condizioni di pericolo causate dal traffico motorizzato finiscono con indurre ulteriore traffico motorizzato.

Tuttavia, i benefìci derivanti dal muoversi in bicicletta sono decisamente numerosi. Nelle zone altamente popolate con traffico intenso, muoversi in bici è spesso la modalità di spostamento più veloce. Inoltre, muoversi in bici fa bene alla salute. Le biciclette salvano le risorse naturali, sono accessibili a tutti e non occupano spazio.

In sostanza, le quattro organizzazioni chiedono il superamento dell’attuale posizione dominante accordata agli automobilisti. Secondo Engelen, segretario generale di COLIBI e COLIPED, mettere in pratica questi principi spetta, in ultima analisi, ai tecnici.

" Ma in primo luogo è compito di tutti" continua, " è di fondamentale importanza che i politici diano maggiore priorità agli utenti deboli della strada nel traffico e nella politica di sicurezza stradale. Stiamo chiedendo questo non soltanto per i ciclisti. Le nostre città hanno bisogno urgentemente di più ciclisti, non certo di meno. Le statistiche indicano che aumentando il numero ciclisti sulla strada, il traffico diventa in generale più sicuro. Quando i ciclisti aumentano, gli automobilisti si abituano rapidamente alla convivenza e sono più propensi a considerarli con una riduzione del numero degli incidenti.

E’ sufficiente creare un ambiente adatto e la specie prolificherà in sicurezza".

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