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La lobby del caschetto colpisce ancora?

Articolo sul Corriere della Sera e  servizio sul TG2.
Ancora una volta finte ricette per la sicurezza dei ciclisti e la mobilità ciclistica.
La FIAB risponde.

Nel 2008 la FIAB ha redatto un documento contro all'obbligatorietà del casco, seguendo l'esempio della Federazione dei Ciclisti Europea (ECF), alla quale aderisce.
Nel 2010 ha sventato l'approvazione di tale legge, presentando in un'audizione al Senato dati scientifici e la reale situazione europea.

Adesso la lobby del caschetto ci riprova affidandosi ai mass media, con articoli e servizi che affrontano il problema con superficialità e slogan mai provati.
Questo l'articolo sul Corriere delle Sera (28/9/2011):
La mia proposta: obbligatorio per legge
seguito da un altro servizio un po' più equilibrato (sente anche la nostra voce, anche se ripete molte delle solite banalità, già nel titolo ad es. "associazioni: puntare sulle piste" - "casco salvavita" - "non amato dai cilisti"): 
(29/9/2011) Il casco salvavita (non amato dai ciclisti)
Segue servizio sul Tg2 del 30/9/2011 con interviste e affermazioni di una banalità allucinante, dove ci si è ben guardati dall'informare su come stiano effettivamente le cose.

aggiornamento del 2/10/11, sul Corriere della Sera  edizione romana, un articolo che riporta il parere delle associazioni di ciclisti urbani: In bici con il casco: «inutile» per i ciclisti. Le associazioni delle due ruote bocciano l'ipotesi del caschetto obbligatorio: non salva la vita, il problema sono le auto che corrono troppo

Questa la lettera inviata dalla FIAB, a firma di Edoardo Galatola (esperto in sicurezza stradale e referente FIAB per il tema):

Gentile direttore del Corriere della Sera,

con riferimento al paginone dedicato ieri dal suo giornale (pag. 29) a seguito della proposta, a dir poco bizzarra, di Fulvio Scaparro, di rendere obbligatorio l'uso del casco per chi va in bicicletta a partire dai ciclisti milanesi, chiedo che fosse consentito alla FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta attiva nel nostro Paese da ben 22 anni con 15.000 iscritti e 130 associazioni sul territorio, di poter esplicitare a vantaggio dei lettori, il suo punto di vista sulla questione.

E' sempre un bene che giornali e TV parlino della bicicletta come mezzo di trasporto urbano e turistico e dei vantaggi molteplici che avremmo tutti se ne aumentasse l'utilizzo. Ma spesso si parte da un assunto che va nella direzione opposta: i ciclisti sono insicuri e quindi devono essere difesi dal mondo esterno e messi in una campana di vetro prima di pensare a qualsiasi azione che ne aumenti il numero.

La realtà è ben diversa. Come insegnano i numerosi paesi che si sono impegnati nell'incentivazione della mobilità ciclistica, il primo provvedimento per migliorare la sicurezza dei ciclisti e delle strade è proprio l'aumento del numero dei ciclisti.

Jacobbsen (Inj Prev 2003), ha calcolato che raddoppiando i ciclisti il rischio per km si riduce del 34% mentre se questi si dimezzano il rischio aumenta del 52%. Gli effetti dell'aumento di ciclabilità sono tangibili: Berlino, Copenhagen, Londra, Parigi hanno tassi di mortalità per abitante che sono un terzo di quelli delle nostre città.

Il casco obbligatorio va in un'altra direzione: nei pochi paesi dove è stato introdotto ha ridotto il numero dei ciclisti (aumentando il rischio) senza incidere sugli effetti. E' infatti sbagliato paragonarlo alle cinture di sicurezza o anche solo al casco per moto. Per come è costruito protegge solo per cadute a bassa velocità (le meno pericolose che rappresentano solo l'8% degli incidenti gravi) ed è inefficace per incidenti da investimento a 50 km/h o più.

Non è un caso che tutte le associazioni europee per la diffusione della bicicletta aderenti all'European Cyclists' Federation, pur consigliando l'uso del casco, sono fermamente contrarie alla sua obbligatorietà.

Contrariamente a quello che si pensa, a Berlino, Amsterdam, Copenaghen, dove la bici è di casa, il casco non è obbligatorio.

Un'occasione per approfondire i temi della sicurezza delle utenze deboli ci sarà il prossimo 14 ottobre a Milano in un convegno organizzato dall'Osservatorio Utenze deboli, di cui la FIAB fa parte, con la partecipazione di Provincia e Comune di Milano.

Grazie dell'attenzione.

Edoardo Galatola
Responsabile sicurezza FIAB

Fuori dai denti
di Stefano Gerosa
vicePresidente e webmaster FIAB onlus
(preciso che le opinioni che seguono sono strettamente personali e non impegnano la FIAB)

Ma di quale "dibattito sul caschetto" si parla? Quando la nostra stampa e Tv non sa far altro che diffondere banalità degne da un "bar sport" di bassa periferia, piuttosto che dati e informazioni serie.
In Italia, tramite la stampa, per far passare la legge sul caschetto obbligatorio, si diffondono continuamente menzogne, come quella che nei principali europei dove l'uso della bicicletta in città è diffuso e tutelato il caschetto sarebbe obbligatorio; non è vero, si rechino per favore lor signori in Olanda, Danimarca, Germania, Gran Bretagna, ecc.
In verità, ho la netta impressione, questo provvedimento è chiesto da ambienti ciclistici sportivi. Li potrei capire, se si limitassero a parlare di quel che conoscono, visto che chiaramente concepire l'uso della bicicletta come attrezzo sportivo porta ad un uso più pericoloso. Ma perchè, se si parla di mobilità ciclistica urbana, si va chiedere a Moser invece che ad un esperto di sicurezza stradale?
Tutt'altra cosa dallo sport è l'uso della bicicletta per muoversi in città. E ormai è dimostrato che il caschetto obbligatorio, dove introdotto, ha disincentivato l'uso della bici in città, e quindi ha diminuito la sicurezza dei ciclisti, perchè è altrettanto dimostrato che dove più sono più cresce la loro sicurezza.
Quindi questo è un provvedimento che, se può esser utile a tutelare i ciclo-sportivi, non farebbe poi altro che contrastare le politiche a favore della mobilità ciclistica.
Oppure, come sospetto,  la campagna-stampa risponde agli interessi di una precisa lobby che vuol solo vendere caschetti. Mentre noi ciclisti, urbani e non, magari lo indossiamo per maggior tutela e prudenza, ma sappiamo bene che ben altro ci vuole per la nostra sicurezza.
Guarda un po',
ci son Paesi in Europa dove si fa molto per incentivare e tutelare l'uso della bicicletta quotidiano. Strano ma del caschetto neppure se ne parla. Molti lo indossano, altri no. E' e resta una scelta. Grandi investimenti  invece in politiche per la mobilità ciclistica (che sono anche piste ciclabili ma non la banalità continuamente ripetuta in Italia dai mass media delle sole piste ciclabili) e anche per il cicloturismo (anche qui, non per quelli che corrono ma per chi viaggia lentamente in bicicletta, flussi turistici anche economicamente interessanti).
Da noi l'esatto contrario, si parla del caschetto, si ascoltano i vari Moser e ci si lava così la coscienza, salvo continuare il giorno dopo a disinteressarsi alla sicurezza  degli utenti deboli. La mobilità ciclistica urbana è già "al palo", figuriamoci se si introduce anche il casco obbligatorio.

ps: Ah, dimenticavo, qualcosa sulle vere politiche per la mobilità ciclistica e la sicurezza le trovate nel nostro nuovo sito www.fiab-areatecnica.it, ma già, son cose troppo serie e difficili per chi propone soluzioni banali "a buon mercato".

ps2: ah, è vero che Boris Johnson da il buon esempio usando il caschetto da ciclista urbano (e fa bene, però ci sono anche molte foto pubbliche in cui va in bici senza "elmetto"), ma vengano per favore a raccontarci piuttosto le politiche per la mobilità ciclistica da lui realizzate e progettate a Londra. Non ci risulta che abbia mai proposto l'obbligatorietà del casco.

ps3: è una balla anche scrivere che il casco non sia amato dai ciclisti. Invece molti ormai lo indossano con convinzione (tra l'altro, tra parentesi, se non c'è convinzione ma obbligo, c'è il rischio che uno lo indossi male o non lo sostituisca quando occorre). Ancora una volta non si focalizzano i veri termini del problema (reale incidenza sulla sicurezza nel suo complesso, effetto di disincentivazione della mobilità ciclistica, ecc.) e lo si personalizza.

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